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      Mentre erano a tavola, la signora March disse con un sorriso di soddisfazione: — Ho una sorpresa per voi dopo cena.
      Le ragazze si scambiarono uno sguardo; Beth batté le mani, lasciando cadere il pane caldo che teneva e Jo gettò per aria il tovagliolo gridando: — Una lettera, una lettera! Viva papà, viva papà!
      — Sì, una lunga lettera. Mi dice che sta bene, che spera di passare l’inverno meglio di quello che si aspettava e manda tanti auguri per Natale; c’è un punto poi che riguarda specialmente voialtre ragazze — disse la signora March battendo leggermente sulla tasca come se possedesse un tesoro.
      — Presto, presto, finite! Amy, non t’incantare come una marmotta! — gridò Jo, mentre che il thè, andatole a traverso, quasi la soffocava ed il pane imburrato, cadutole di mano, andava a finire sul tappeto.
      Beth smise di mangiare e, mentre le altre finivano, si ritirò nel suo cantuccio, pregustando già la gioia che doveva venire.
      — Mi pare una gran bella cosa che il babbo, essendo troppo vecchio e non abbastanza forte per fare il soldato, sia andato nell’esercito come cappellano — disse Meg calorosamente.
      — Come mi piacerebbe essere un tamburino, una vivan... come si chiamano? o una suora, per potergli essere vicina ed aiutarlo — esclamò Jo con un profondo sospiro.
      — Deve essere molto spiacevole il dormire sotto una tenda, mangiare ogni sorta di robaccia e bere in un bicchiere di stagno — sospirò Amy.
      — Quando tornerà, mammina? — domandò Beth con un leggiero tremito nella voce.
      — Dovrà stare laggiù ancora alcuni mesi, a meno che non sia malato.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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