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      Jo non si vergognò della grossa lacrima che le cadde dalla punta del naso e Amy non si accorse che i suoi riccioli biondi si scomponevamo quando, nascondendo la faccia nel seno della madre: — Sono un’egoista — esclamò — mai cercherò di non esserlo più davvero, davvero! Così papà, quando torna, sarà contento di me!
      — Faremo tutte del nostro meglio per correggerci — aggiunse Meg. — Io sono vana: e non amo il lavoro, ma cercherò di migliorare, se posso!
      — Io voglio diventare «una buona e brava donnina» come egli mi chiama; non sarò più sgarbata e furiosa, ma cercherò di fare il mio dovere e non desiderare altro — continuò Jo che era fermamente convinta che il tenere a freno un carattere furioso fosse molto più difficile che combattere in campo aperto contro i ribelli.
      Beth non disse nulla ma si asciugò gli occhi colla calza che stava facendo e si mise a lavorare con ardore, cominciando così a compiere il suo dovere e proponendosi di far tutto il possibile acciocché il suo caro papà non rimanesse deluso nelle sue speranze.
      La signora March ruppe finalmente il silenzio: — Vi ricordate,— disse colla sua dolce voce, — quando piccine facevate il giuoco dei Pellegrini? Come vi divertivate quando vi legavo addosso il sacco che chiamavate il vostro peso, vi davo il cappello, il bastone ed un rotolo di carta e vi facevo passeggiare per tutta la casa, dalla cantina, che chiamavate la città di Dite, su fino al terrazzo, ove tenevate tutti i vostri tesori e che nominavate «la città Celeste?».
      — Ah, come ci si divertiva!


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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