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      — Oh scusi! Non sapevo che vi fosse qualcuno! — mormorò Jo, preparandosi ad uscire nel medesimo modo precipitoso con cui era entrata. Ma il ragazzo sorrise e disse gentilmente benché con aria un po’ meravigliata: — Non si incomodi La prego: stia pure, se le fa piacere!
      — Non la disturbo?
      — Niente affatto: sono venuto qui perché non conoscevo molta gente e mi sentivo un po’ fuori di posto.
      — Anch’io! Ma non vada via, se ha piacere di restare.
      Il ragazzo si sedé di nuovo e si guardò le scarpe, mentre Jo diceva, cercando di esser gentile e non parere imbarazzata: — Mi pare di aver avuto il piacere di vederla un’altra voltai! Lei abita vicino a noi, non è vero?
      — Nella casa accanto — e Laurie alzò gli occhi in faccia a Jo e scoppiò in una risata. Egli si ricordava del giorno in cui le aveva riportato il gatto ed avevano parlato tanto amichevolmente e faceva il confronto col modo sostenuto ed imbarazzato che Jo aveva ora.
      Questa risata fece scomparire tutta la timidezza di Jo. Si mise ella pure a ridere, poi disse con accento pieno di gratitudine:
      — Non si può immaginare come ci sia piaciuto il suo regalo di Natale!
      — Lo ha mandato il nonno.
      — Ma lei gli ha dato l’idea, non è vero?
      — Come sta il suo gatto, signorina March? — domandò il ragazzo, cercando di parlar seriamente; ma i suoi occhi scintillavano di allegria e di arguzia.
      — Benissimo grazie, signor Laurence; ma io non sono la signorina March, sono solamente Jo — rispose la signorina.
      — Ed io non sono il signor Laurence, sono solamente Laurie.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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