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      Meg, dimenticando la sua storta, si alzò così in fretta che fu costretta ad aggrapparsi al braccio di Jo, con un grido soffocato di dolore.
      — Zitta, non dir nulla — le disse all’orecchio, soggiungendo poi ad alta voce: — Mi sono data una piccola storta al piede, nient’altro — e salì le scale zoppicando per andarsi a vestire.
      Anna incominciò a gridare, Meg a piangere e Jo, perduta la pazienza, decise d’incaricarsi ella stessa della faccenda. Corse giù e, trovando per caso un cameriere, gli domandò se fosse possibile avere una carrozza. Il cameriere non era di casa, non conosceva affatto i dintorni, perciò non seppe rispondere e Jo stava cercando cogli occhi qualcuno ai cui potesse rivolgersi, quando Laurie, che aveva udita la sua domanda, si fece avanti e le offrì la carrozza, che il nonno aveva mandata per accompagnarlo a casa.
      — Ma.... è tanto presto.... non aveva mica l’intenzione di andar via ora? — cominciò Jo, grata per l’offerta, ma indecisa se accettarla.
      — Vado sempre a casa presto: davvero sa? Faccia a modo mio, la prego, lasci che le conduca a casa; è tutta strada e poi piove, dicono!
      Ciò decise Jo, che dopo aver raccontato la storia di Meg, accettò con molti ringraziamenti e corse su a dare la gran notizia agli altri. Anna odiava la pioggia quanto l’odia il gatto; perciò non fece nessuna obiezione e le tre donne si trovarono poco dopo in una bellissima carrozza chiusa, dirette verso casa. Laurie andò a cassetta, perciò Meg potè distendere la gamba e tenere il piede in riposo.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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