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      — Stamani sei un’infelice senza speranze e di pessimo umore, perché non puoi nuotare nel lusso. Povera piccina! Aspetta che io abbia fatto fortuna e potrai levarti la voglia di carrozze, gelato di crema, scarpette coi tacchi troppo alti e fiori e ballerini coi capelli rossi!
      — Come sei ridicola, Jo — e Meg rise nonostante il cattiv’umore e si senti un po’ più sollevata.
      — Buon per te che sono ridicola, perché se anch’io facessi come te, fossi sconsolata e di cattiv’umore, con quell’aria da martire, staremmo freschi! Per grazia di Dio trovo sempre qualche cosa di ridicolo che mi fa passare la malinconia. Ora non brontolar più; torna a casa di buon umore; suvvia — e Jo diede a Meg, per addio, un colpetto affettuoso sulle spalle ed andò per la sua strada, mentre Meg si avviava dall’altra, tutt’e due facendo del loro meglio par essere contente, nonostante il tempo cattivo, il faticoso lavoro ed i desideri insoddisfatti della gioventù.
      Quando il signor March perse tutte le sostanze nel cercar di salvare dalla rovina un suo amico disgraziato, le due ragazze pregarono i genitori che volessero permettere loro di far qualcosa, se non per aiutare la famiglia, almeno per mantenere loro stesse. Sapendo che non è mai troppo presto coltivare nella gioventù l’energia, la buona volontà e l’indipendenza, essi acconsentirono e Meg e Jo si misero al lavoro con quell’ardore che, vincendo gli ostacoli, conduce sempre a qualcosa di buono.
      Margherita trovò un posto di insegnante in una famiglia e lo scarso salario le parve una vera fortuna.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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