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      — Non importa, lasci che si prenda un po’ di svago, tanto si rimetterà allo studio poi — disse il vecchio — Questa buona signora dice che studia troppo ed ha bisogno di compagnia, di divertimenti, di ginnastica. Lo credo anch’io e temo d’aver tenuto quel ragazzo troppo nella bambagia. Lo lasci fare, basta che sia contento! Non può far nulla di male in quel vento laggiù e la signora March gli fa più bene di qualunque altra persona.
      Come si divertivano tutti assieme! Che bei giuochi facevano, che corse nelle slitte sul ghiaccio, che belle serate passavano nella vecchia stanza e qualche volta nel gran palazzo! Meg poteva andare a tutte le ore nella serra e cogliere i più bei fiori; Jo leggeva voracemente e faceva scoppiar dal ridere il signor Laurence colle sue critiche; Amy copiava le pitture e i gessi e Laurie faceva gli onori di casa colla massima cortesia. Ma Beth, benché desiderasse di poter soltanto toccare il bel piano, non ardiva entrare nel «Palazzo della Felicità». Ella vi era andata una volta con Jo, ma il signor Laurence che non conosceva il suo carattere, la guardò con tanta insistenza con quei suoi occhi penetranti e disse — hey — con voce così forte e burbera, che ella fu colta addirittura da spavento e, come disse poi a sua madre, — mi fece tremar tanto che scappai via; e non ci voglio più tornare, sai, neppure per vedere il mio caro pianoforte. — Né preghiere né persuasioni valsero a smoverla dal suo proponimento, finché la cosa venne, non si sa come, alle orecchie del signor Laurence, che si propose di accomodare la faccenda.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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