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      Con che voce allegra cantò quella sera e quanto risero le sorelle quando seppero che aveva svegliata Amy nella notte, per essersi messa a suonarle il piano sulla faccia! Il giorno dopo Beth, accertatasi che il vecchio ed il nipote erano proprio usciti, prendendo tutto il suo coraggio a due mani e dopo esser tornata indietro tre o quattro volte, entrò finalmente nella gran casa e timidamente e silenziosamente si avviò nella sala dove era il suo idolo. Per caso, naturalmente, dei pezzi facili erano posati sul piano; e con mani tremanti, dopo essersi guardata intorno varie volte per vedere se nessuno l’udiva, Beth toccò il pianoforte e cominciò a suonare, dimenticando nella felicità del momento, la sua paura, gli altri e sé stessa.
      Suonò finché Anna venne a chiamarla per il pranzo: ma a tavola non aveva appetito e non sapeva far altro che guardare e sorridere, in uno stato di completa beatitudine.
      Dopo la prima volta molte altre ancora, quasi tutti i giorni anzi, il piccolo mantello grigio fece la sua comparsa quasi di soppiatto nella casa e la gran sala fu spesso abitata da un piccolo spirito melodico che entrava ed usciva, senza esser veduto. Ma Beth non seppe mai che il signor Laurence -spesso spesso- apriva la porta del suo studio per udire le melodie ch’egli amava, non vide mai Laurie che faceva la guardia nell’anticamera, per non far entrare alcuno dei servitori; non sospettò mai che tutti gli esercizi, i pezzi facili e nuovi che trovava nel portamusica erano posti là apposta per lei; e, quando il signor Laurence le parlava di musica, pensava solamente quanto fosse buono nel dirle cose che l’aiutavamo tanto nei suoni studi.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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