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      — Può andare signorina March — disse il signor Davis con aria un po’ turbata. Non si scordò mai lo sguardo di rimprovero che gli gettò Amy, quando, senza dire una sola parola, uscì nel corridoio, prese la sua roba e lasciò la scuola, giurando a sé stessa che non vi avrebbe mai più messo piede. Era molto abbattuta quando arrivò a casa e, ritornate le sorelle maggiori, fu subito tenuto consiglio di guerra. La signora March non disse nulla ma aveva l’aspetto inquieto e confortò la povera bambina colle più affettuose parole; Meg bagnò la povera mano con glicerina e lacrime; Beth s’avvide questa volta che neppure i suoi cari gattini potevano darle consolazione e Jo con grande ira propose che il signor Davis fosse immediatamente arrestato, mentre Anna lo minacciava col pugno e pestava le patate nel mortaio come se sotto al pestello vi fosse stato il terribile professore.
      Nessuno in scuola fece osservazioni sulla scomparsa di Amy all’infuori delle sue compagne; ma le signorine si avvidero subito che il signor Davis era molto benevolo nel dopo pranzo ed anche un po’ nervoso. Pochi minuti prima della chiusura della scuola, Jo entrò nella classe e con volto serio e minaccioso andò dritta alla cattedra e consegnò al maestro una lettera di sua madre, poi, riunita la roba di Amy, usci senz’altro, badando bene però dai pulirsi le scarpe perché neppure un atomo della polvere di quella scuola le restasse sui piedi.
      — Sì, non anderai più alla scuola, ma voglio che tu studi tutti i giorni con Beth per un paio d’ore — disse la signora March quella sera.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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