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      — Ed io verrò; Meg mi ha detto che posso venire e, se pago da me, Laurie non ci ha nulla a che fare.
      — Tu non puoi stare con noi, perché i nostri sono posti riservati; naturalmente non puoi stare sola e per conseguenza Laurie dovrà cederti il suo posto e questo ci guasterà tutto il divertimento, oppure egli dovrà comprarti un altro posto e questo non sta bene. Non muoverai un passo fuori di casa e perciò puoi startene dove sei, — brontolò Jo più arrabbiata che mai, per. essersi, nella fretta, bucato un dito.
      Seduta in terra con una scarpa infilata e l’altra in mano, Amy cominciò a piangere e Meg si dette a consolarla, quando, ad un tratto, si udì Laurie che chiamava e le due ragazze corsero giù, lasciando la sorella che piangeva come una vite tagliata, perché a tempo e luogo essa dimenticava di essere una signorina e piangeva come una bimba.
      Nel momento in cui stavano per incamminarsi, Amy si spenzolò dalla ringhiera e gridò: — Te ne pentirai, Jo March, ti assicuro che te ne pentirai!
      — Un cavolo — rispose Jo, chiudendo la porta con un gran colpo.
      Si divertirono immensamente perché «I sette castelli del lago Diamante» non potevano avere un migliore esito, ma nonostante i piccoli diavolini rossi, le belle fate ed i ricchi principi e le principesse, il divertimento di Jo non era completo: i capelli biondi della regina delle fate le ricordavano Amy e negli intermezzi essa si lambiccava il cervello domandandosi che cosa avrebbe fatto la sorella per farla «pentire». Jo ed Amy avevano molto spesso delle piccole scaramuccie; tutt’e due di carattere molto vivace si accendevano par la minima cosa.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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