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      Amy tormentava Jo e Jo irritava Amy, perciò ogni tanto avvenivano delle tempeste, delle quali poi tutte e due si vergognavano. Benché maggiore, Jo sapeva dominar meno la sua collera e qualche volta combatteva delle aspre battaglie per frenare un po’ quello spirito focoso, che la faceva cadere sempre in qualche brutto impiccio; ma le sue arrabbiature duravano sempre poco, e, dopo avere confessato il suo fallo, ella si pentiva sinceramente e cercava di migliorare.
      Quando Meg e Jo tornarono a casa trovarono Amy che leggeva tranquillamente nel salotto. Appena le vide assunse un’aria di offesa e non alzò gli occhi dal libro, né disse una sola parola; forse, col tempo, la curiosità l’avrebbe vinta sulla stizza se Beth non fosse stata presente e non avesse assediate le sorelle di domande.
      Andata su in camera per riporre il suo cappello nuovo, il primo pensiero di Jo fu di guardare sulla scrivania, poiché nell’ultima scaramuccia, Amy per sfogare la sua collera, aveva messo a soqquadro tutto il cassetto. Ogni cosa però era al suo posto, per cui, dato uno sguardo ai suoi vari sacelli, alle scatole ed allo stanzino, Jo si persuase che Amy l’aveva perdonata e si era dimenticata di ogni cosa.
      Jo si sbagliava però, perché il giorno dopo fece una scoperta che provocò una vera esplosione. Meg, Beth ed Amy se ne stavano verso sera sedute nel salottino, quando Jo spalancò con gran furia la porta ed entrò come una bomba nella stanza, gridando con voce molto alta e concitata:
      — Chi ha preso il mio racconto?


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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