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      — Sono tutti così antipatici, di cattivo umore, che voglio domandare a Laurie se vuol venire un po’ a pattinare. Egli è sempre così allegro e così buono che mi farà passare i nervi, — disse Jo tra sé, e, senza dire né ahi né bai, uscì. Amy udì il rumore dei pattini, guardò fuori dalla finestra ed esclamò:
      — Ecco, aveva promesso di condurmi con sé la prossima volta e questo è uno degli ultimi geli che avremo. Ma è inutile domandare a quell’orso.
      — Non dire così, sei stata molto cattiva ed è una cosa ben dura il perdonare la perdita del suo prezioso libretto: ma forse ora, se trovi un buon momento essa lo farebbe, — difese Meg. Vai da loro e non dir nulla fino a che non vedi che Jo è diventata di buon umore, poi al momento opportuno baciala e dille qualche buona parola e vedrai che tutto si accomoderà.
      — Farò come vuoi, — disse Amy, poiché questo consiglio le faceva comodo e dopo essersi vestita in tutta fretta, corse dietro agli altri, che in quel momento sparivano al di là della collina.
      Il fiume non era lontano, ma ambedue erano già pronti quando Amy giunse al postai. Jo la vide e voltò le spalle, ma Laurie non la scorse, perché egli stava provando il ghiaccio, che, colla temperatura mite dei giorni passati, non era troppo sicuro.
      — Prima di cominciare, andrò fino alla voltata del fiume per vedere se il ghiaccio è solido — disse Laurie, mentre correva sul ghiaccio col mantello ed il cappello guarnito di pelo come un russo.
      Jo udiva dietro di sé Amy che respirava forte, che si soffiava sulle dita e batteva i piedi, mentre che essa si legava i pattini, ma non si volse ed andò lentamente scivolando sul ghiaccio, facendo continui zig-zag, quasi rallegrandosi delle difficoltà che Amy incontrava.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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