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      Che cosa vuole? — domandò Laurie aggrottando le nere sopracciglia, come se non considerasse cosa gradita l’arrivo del giovane padrone di casa.
      — Mi ha impegnata per tre balli e suppongo che verrà a reclamarli. Che seccatura! — disse Meg con un’aria languida che divertì immensamente Laurie.
      Egli non le parlò più fino all’ora della cena, ma quando la vide che beveva dello champagne con Ned ed un suo amico, i quali, secondo l’idea di Laurie, si comportavano male, si avvicinò a lei perché sentiva di aver un diritto quasi fraterno di vegliare sulle ragazze March e di difenderle in caso di bisogno.
      — Avrai un’emicrania terribile domani se bevi molta di quella roba là, Meg; io non lo farei se fossi in te e poi sai che a tua madre non piace — le disse sottovoce, appoggiandosi alla seggiola, mentre Ned le empiva il bicchiere e l’amico si chinava per raccoglierle il ventaglio.
      — Non sono Meg stasera, sono una «bambola» che non fa altro che sciocchezze. Domani riporrò i miei fronzoli e le mie caricature e diverrò buona come un angelo — rispose con un sorriso affettato.
      — Spero che domani verrà presto allora — mormorò Laurie allontanandosi malcontento del cambiamento che vedeva in lei.
      Meg ballò, rise, fece il chiasso e cercò d’imitare quello che facevano le altre ragazze sue amiche; dopo cena tentò il boston, inciampando tutti i momenti e facendo quasi cadere il ballerino con la sua lunga coda e comportandosi così male che Laurie, scandalizzato, voleva farle ulna buona ramanzina. Ma non gli si presentò l’occasione poiché Meg non si avvicinò a lui fino al momento in cui egli stava prendendo congedo.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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