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      Alle nove, allorché Jo propose di ritirarsi, Meg si alzò dalla sua seggiola, ed avvicinando il panchetto di Beth alla mamma, appoggiò le braccia sulle sue ginocchia dicendo coraggiosamente:
      — Mammina, debbo confessarti qualcosa.
      — Mi pareva che tu avessi qualcosa sulla coscienza: che cosa è cara?
      — Devo andar via? — domandò Jo con discrezione.
      — No certamente: non ti dico sempre ogni cosa? Mi vergognavo di parlare davanti alle bambine, ma ora voglio raccontarti tutte le orribili cose che ho fatto dai Moffat.
      — Siamo preparate — disse la signora March sorridendo, mia con un po’ di inquietudine nella voce.
      — Ti ho detto che ho portato un vestito non mio, ma non ti ho detto che mi hanno coperta di cipria, mi hanno stretta la vita, mi hanno arricciato i capelli, mi hanno insomma ridotta una vera caricatura! Laurie ha pensato che non ero decente; non me l’ha detto, ma me ne sono accorta; e fra le altre cose un signore mi ha chiamata una«bambola». Sono stata molto stupida, ma mi piaceva sentirmi lodare, sentirmi dire che ero una bellezza ed una quantità di simili sciocchezze.
      — E questo è tutto? — domandò Jo, mentre la signora March guardava silenziosamente il bel visino della fanciulla e non trovava il coraggio di rimproverarle le sue piccole debolezze.
      — No, non è tutto: ho bevuto dello champagne, ho fatto del chiasso ed ho cercato di far tutto ciò che facevano le altre ragazze e mi sono condotta in modo addirittura.... indecente — disse Meg.
      — C’è ancora qualche cosa, non è vero Meg? — e la signora March accarezzò la soffice guancia, che subitamente diventò di bragia.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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