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      — disse Beth abbracciando con tenerezza materna i piedi di sua sorella.
      — La zia March è un tapiro, non è vero? — osservò Amy assaggiando la sua limonata.
      — Vuoi dir vampiro! Ma non importa! Con questo caldo non si può essere tanto esatti nel parlare — mormorò Jo.
      — Che cosa farai durante le vacanze? — domandò Amy, cambiando subito discorso.
      — Io starò a letto fino a tardi, non farò nulla tutto il santo giorno — rispose Meg dai recessi della poltrona a dondolo. — Mi sono dovuta alzar presto tutto l’inverno; ho dovuto lavorare come un cane per gli altri ed è giusto che faccia adesso il comodo mio per rimettermi delle fatiche passate.
      — Hum! — disse Jo — tutto ciò non fa per me; io ho già messo dia parte un mucchio di libri e passerò le mie giornate seduta sul mio vecchio amico, il ramo di melo, a leggere oppure facendo qualche altra cosa che mi piace.
      — Sai che cosa faremo noi, Beth? Metteremo da parte le lezioni e faremo il chiasso tutto il giorno per riposarci un po’ come fanno Meg e Jo — propose Amy.
      — Sì, se mammina acconsente. Io voglio imparare delle nuove canzoncine e poi tutte le mie povere invalide hanno bisogno di vestiti da estate. Debbo rivestirle ed accomodarle tutte da capo a piedi.
      — Possiamo farlo, mammina? — domandò Meg volgendosi verso la signora March, che cuciva nell’angolo chiamato dalle ragazze «il cantuccio della mammina».
      — Potete farne la prova per una settimana e vedere come ciò vi piace. Credo che, arrivate a sabato sera, troverete che il divertirsi tutto il giorno e non lavorare mai è peggio forse che lavorar sempre e non divertirsi mai.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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