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      Meg tirò fuori un po’ di cucito, ma questo le venne subito a noia ed essa si mise a tagliare e ridurre tutti i suoi vestiti, sforzandosi di renderli di moda come quelli dell’ai Moffat.
      Jo lesse finché gli occhi le diventarono rossi e lacrimosi dalla stanchezza ed i libri le diventarono insopportabili: ma, non sapendo come impiegare il tempo, divenne talmente di cattivo umore che anche il buon Laurie ebbe una gran lite con lei, cosa che le dispiacque tanto che cominciò a desiderare di esser partita colla zia March.
      Beth si trovava in migliori condizioni delle altre perché si scordava ogni tanto che ci doveva essere «divertimento senza lavoro» e ritornava alle vecchie abitudini, ma qualche cosa nell’aria la disturbava e parecchie volte perdette la sua solita tranquillità, tanto che un giorno arrivò al punto di scuotere con tutta la forza la sua povera Joanna, dicendole che era un vero «mostro».
      Ad Amy, poi, questo nuovo metodo riusciva anche più gravoso che a Meg ed a Jo, perché ella possedeva poche risorse e, quando le sorelle lasciavano che si divertisse sola, s’accorgeva che la sua personcina altamente aristocratica ed istruita era un gran carico.
      Nessuna delle ragazze volle convenire che era stanca della prova, ma il venerdì sera ciascuna di loro disse in gran segretezza a sé stessa che era assai contenta che la settimana fosse già quasi terminata. Sperando di dar loro una lezione ancora più salutare, la signora March, che aveva molto spirito, decise di dare all’esperimento una fine appropriata; essa diede perciò un giorno di libertà ad Anna per dare agio alle ragazze di godersi interamente le conseguenze del loro nuovo sistema.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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