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      Il thè era amaro, la frittata bruciata ed i biscotti cattivi; ma la signora March accettò con riconoscenza e rise di gran cuore quando Jo fu uscita.
      — Povere piccine, non credo che si divertiranno, ma questa piccola lezione non può che far loro del bene! — disse tra sé, togliendo dall’armadino alcune vivande, di cui aveva fatto provvista e facendo scomparire la cattiva colazione — un piccolo sotterfugio di cui le furono tutte molto grate.
      Ma giù le cose non andarono così per le lisce: le critiche furono amare, tanto da rendere più grande che mai il dispiacere della cuoca per la cattiva riuscita della sua colazione.
      — Non importa, non ci badare; io cucinerò il pranzo e farò da cuoca; tu fai da padrona, tienti le manine pulite, ricevi le visite e dai gli ordini — disse Jo che in fatto di cucina ne sapeva anche meno di Meg.
      Ma l’offerta fu accettata di gran cuore e Margherita si ritirò nel salottino, che mise rapidamente in ordine; diede cioè un calcio ai panchetti per metterli sotto al sofà e chiuse gli sportelli per risparmiarsi la fatica di spolverare. Jo intanto, coll’amichevole desiderio di rappattumarsi con Laurie, scrisse ed impostò nella cassetta postale che avevano impiantato nel muro divisorio tra i due giardini, un bigliettino per invitarlo a pranzo.
      — Faresti meglio a vedere quello che vuoi per pranzo prima di invitare gente — disse Meg, quando seppe dell’invito.
      — Oh, e’è quel!’arrosto freddo e delle patate in abbondanza; comprerò degli asparagi ed un’aragosta per «ghiottornia» come dice Anna, e della lattuga per insalata; non so come si condisca, ma il libro di cucina mi aiuterà. Farò poi il tuo famoso dolce e comprerò delle fragole per frutta e finiremo col caffè giacché vogliamo essere eleganti.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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