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      — È tutta colpa mia! Io l’ho ucciso! L’ho dimenticato! Non e’è un granello di panico, né una goccia d’acqua nella gabbia. Oh, Pip, oh, Pip! come sono stata crudele con te! — gridò Beth, prendendo in mano il povero canarino e cercando di riscaldarlo.
      Jo osservò attentamente gli occhietti socchiusi, palpò il cuore e sentendolo freddo e muto, scosse mestamente la testa ed offrì a Beth la sua scatola di domino come bara.
      — Mettilo nel forno, forse si riscalderà e risusciterà — disse Amy per consolazione.
      — No, è morto di fame e non voglio che sia anche cotto, ora che è morto! Gli voglio fare una bara e voglio sotterrarlo per benino e non voglio mai più un uccello, mai più, povero Pip, perché non lo merito, sono troppo crudele e cattiva! — mormorò Beth, seduta in terra tenendo stretta fra le mani la sua povera vittima.
      — Faremo i funerali questo dopopranzo, e tutti lo accompagneremo. Non piangere, Beth, è veramente un peccato, ma questa, settimana ogni cosa è andata male ed il povero Pip ne ha avuto la peggio. Fagli il velo mortuario e mettilo nella mia scatola e dopo pranzo gli faremo un bel funerale — disse Jo, cominciando a temere di aver accettata un’impresa quasi quasi al disopra delle sue forze.
      Lasciando alle altre la cura di consolare Beth, si avviò verso la cucina, che trovò in uno stato deplorevole. Con un gran grembiule incominciò il suo lavoro ed aveva già preparato tutti i piatti da lavare quando, con sua gran sorpresa, s’accorse che il fuoco era spento.
      — Una bella prospettiva — brontolò Jo, aprendo con un gran picchio il fornello e rimestando con forza la cenere.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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