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      — È stata più corta del solito, ma così brutta! — disse Meg.
      — Non sembra la stessa casa! — aggiunse Amy.
      — Non può esserlo, senza; mammina e senza Pip — sospirò Beth, volgendo gli occhi pieni di lacrime alla gabbia vuota.
      — Ecco la mamma, cara, e se vuoi ti comprerò un altro uccellino domani.
      Così parlando, la signora March si avvicinò alle ragazze e prese il suo solito posto fra loro coll’aria di una persona stanca ed annoiata del suo giorno di riposo.
      — Siete dunque contente del vostro esperimento, ragazze, e volete che vi dia ancora una settimana di divertimento? — domandò mentre Beth le si avvicinava e tutte le altre volgevano verso di lei i volti già rischiarati, come fiori che si volgono verso il sole.
      — Io no — disse Jo decisamente.
      — E noi neppure — aggiunsero le altre.
      — Siete dunque d’accordo con me nel dire che è meglio aver qualche dovere e vivere un poco per gli altri?
      — Non far nulla e divertirmi tutto il giorno non fa per me — osservò Jo, scuotendo la testa. Ne sono già stanca e domani mattina voglio incominciare subito a lavorare.
      — Se tu imparassi a cucinare un poco? È una cosa utile che nessuna donna dovrebbe ignorare — disse la signora March, ridendo al ricordo del pranzo di Jo poiché aveva incontrato la signorina Crocker e ne aveva già avuti da lei i ragguagli.
      — Mammina, tu sei andata via e ci hai lasciate far da noi per vedere come ce la caveremmo, non è vero? — disse Meg che in quel giorno aveva avuto diverse volte dei sospetti.
      — Sì, volevo che imparaste che la vera vita comoda consiste nel far con cura il proprio dovere.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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