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      Secondo me l’ha scritta il signor Brooke perché questa non è calligrafia di Laurie.
      La signora March diede uno sguardo a Meg che, quella mattina, era proprio graziosa nel suo vestito di cotone celeste, con i ricciolini che le svolazzavano sulla fronte, mentre che con aria seria se ne stava cucendo dinanzi al tavolinetto da lavoro, pieno di rocchetti e di stoffe. La guardò, ma Meg, ignara di ciò che passasse nella mente di sua madre, continuava a cucire, a cantare e, mentre le sue dita attendevano all’ago, la sua mente si beava d’immagini pure ed innocenti, come le fresche viole del pensiero che aveva appuntate alla cintura. La signora March sorrise e si tranquillò subito.
      — Due lettere per il Dottor Jo, un libro ed un cappellone che copriva tutto l’ufficio! — disse Beth entrando nello studio dove ]o stava scrivendo.
      — Che ragazzaccio è quel Laurie! L’altro giorno dissi che desideravo venissero in moda i cappelli grandi perché il sole mi bruciava la faccia. Mi ha risposto: Mettiti il cappellone se ti fa comodo, e non ti curare della moda! — Io dissi che l’avrei certamente portato se l’avessi avuto, ed egli mi ha mandato questo: lo voglio mettere subito per mostrargli che non m’importa nulla della moda — ed appoggiando il cappello sul busto di Platone, Jo si accinse a leggere le sue lettere. Una di sua madre le fece venire le lacrime agli occhi e la rese addirittura felice. Diceva così:
     
      Mia cara,
      Ti scrivo un rigo per dirti che con grandissimo piacere vedo ed ammiro gli sforzi che fai per combattere il tuo difetto principale.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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