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      Tu verrai, Beth, non è vero?
      — Se nessuno dei ragazzi mi parlerà!
      — Ci sto attenta io!
      — Non voglio fare uno sgarbo a Laurie e non ho paura del signor Brooke, è tanto buono! Ma non voglio né suonare, né cantare, né altro. Aiuterò se c’è bisogno e non darò noia a nessuno, e tu mi prenderai sotto la tua protezione, Jo, non è vero? Allora verrò anch’io.
      — Tu sei proprio la mia bimba: cerca di vincere questa: tua timidezza e vedrai che te ne troverai bene: combattere i proprî difetti non è cosa facile ed io lo so purtroppo: ma una parola d’incoraggiamento fa così bene! Grazie, mammina! — e Jo impresse un bacio affettuoso sulla guancia scarna della signora March.
      — Io ho avuto dalla posta una scatola di cioccolatine e quel quadretto che volevo copiare — disse Amy.
      — Ed io ho ricevuto un biglietto in cui il signor Laurence mi prega di andare a suonare stasera da lui prima che si accendano i lumi — disse Beth, la cui amicizia col signor Laurence progrediva a gonfie vele.
      — Andiamo, ragazze, non stiamo qui a chiacchierare, ma lavoriamo doppiamente oggi per poterci divertire domani con la coscienza tranquilla — disse Jo, prendendo in mano, invece della sua penna, una granata.
      La mattina dopo all’alba si cominciò a notare nelle due case un insolito via vai ed un affaccendarsi affrettato. Beth, che si era vestita prima di tutte, dava alle sorelle, dalla finestra dove si era posta in vedetta, il resoconto di quello che accadeva nella casa accanto e ogni tanto le rallegrava con telegrammi importanti


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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