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      — Naturalmente, naturalmente, anzi è molto bello e molto utile per loro di fare così. Anche noi abbiamo delle signorine rispettabilissime e bravissime che fanno le governanti e sono generalmente impiegate in case nobili, poiché, essendo figlie di signori, sono bene educate ed istruite — disse la signorina Caterina con un tono di protezione, che urtò Meg e che le fece considerare il suo lavoro non solo noioso ma degradante.
      — Le è piaciuta quella canzone tedesca, signorina March? — domandò il signor Brooke, rompendo un silenzio imbarazzante.
      — Oh sì! È così dolce! E sono molto grata a chi me l’ha tradotta — e Meg alzò il volto già un po’ rasserenato.
      — Ella non legge il tedesco? — domandò la signorina Caterina con sorpresa.
      — Non bene! Mio padre che me lo insegnava è adesso partito e non faccio progressi da sola perché nessuno può correggere la mia pronunzia.
      — Provi un po’ adesso: ecco un libro: «Maria Stuarda» di Schiller ed un tutore a cui piace l’insegnamento — disse il signor Brooke ponendole con un sorriso il libro sulle ginocchia.
      — È tanto difficile che ho paura di leggere davanti a loro! — disse Meg, grata del pensiero, ma vergognandosi di fare degli errori in presenza di una signorina così istruita come Caterina.
      — Leggerò prima un po’ io, per incoraggiarla — e la signorina Caterina prese il libro e lesse una delle più belle parti, in modo assai corretto, ma freddo: e privo di espressione. Il signor Brooke non fece commenti e, quando ebbe finito la signorina, dette il libro a Meg, che difese innocentemente: — Credevo che fosse poesia!


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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