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      — Mi piace sentir parlare del cricket e di regate e di caccie — disse Francesco, che non aveva ancora imparato a contentarsi di quei divertimenti che gli consentivano le sue forze.
      — Santo Dio! Come faccio? Se non so nulla di quella roba! — pensò la povera Beth e, scordandosi, nella sua confusione, della disgrazia del povero ragazzo, cercò di farlo parlare col dire: — Non ho mai visto una caccia, ma suppongo che lei conoscerà bene tutto ciò che si riferisce a quel divertimento!
      — Una volta sì! Ma non potrò mai più andare a caccia perché mi feci male a questa gamba appunto nel saltare una siepe! Oramai posso dire addio ai cavalli ed ai cani! — disse Francesco con un sospiro che fece male a Beth poiché era la conseguenza della sua innocente spensieratezza.
      — I loro cervi sono molto più belli dei nostri brutti bufali — disse essa, cercando un aiuto in uno dei libri preferiti di Jo che oggi si sentiva felice di aver letto.
      I bufali furono un argomento adatto ed interessante ed il desiderio di divertire un altro fece sì che Beth scordò sé stessa e non si accorse davvero della meraviglia prodotta sull’animo delle sorelle alla vista di Beth che parlava animatamente con uno di quei ragazzi contro a cui aveva chiesto protezione.
      — Proprio la mia Beth! Ha compassione di lui, perciò cerca di divertirlo — disse Jo guardandola con gran compiacenza dal luogo ove stava giuocando al croquet.
      — Ma se l’ho sempre detto che è una vera santa — aggiunse Meg, come se ora non le rimanesse il più piccolo dubbio in proposito.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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