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      — Eccomi, signora. Oh! mi lasci fare qualcosa! — gridò il ragazzo uscendo dalla stanza vicina ove si era ritirato, intuendo che quel primo sfogo di dolore era troppo sacro anche per i suoi occhi d’amico.
      — Manda un telegramma dicendo che parto subito. Il prossimo treno parte la mattina presto: di’che prenderò quello.
      — Che cos’altro? I cavalli sono a sua disposizione: posso andare dove vuole, far tutto quello che desidera — disse Laurie con l’aria di un uomo pronto a qualunque cosa.
      — Lascia un biglietto dalla zia March. Jo, dammi penna e calamaio.
      Stracciando un foglio bianco da una delle sue belle pagine ricopiate, Jo avvicinò la tavola, ben sapendo che, per il lungo viaggio, la mamma avrebbe dovuto farsi imprestare del denaro e sentendosi pronta a lare qualunque sacrificio pur di aggiungere una piccola cosa alla somma necessaria per suo padre.
      — Adesso va’, caro, ma non troppo presto, perché non c’è bisogno di tanta fretta. Ma il consiglio era sprecato perché, cinque minuti dopo, Laurie passò di galoppo dinanzi alla casa sul suo bel cavallo, correndo come se fuggisse dinanzi. ad una truppa di inseguitori.
      — Jo, corri all’ospedale e di’alla signora King che non potrò andare. Strada facendo, compra queste cose che ho segnate qui: ne avrò bisogno perché devo andare preparata per una lunga cura e non sempre negli ospedali si trova tutto il necessario. Beth, va’ a domandare al signor Laurence due bottiglie di quel suo vino vecchio; non mi vergogno di chiedere favori quando si tratta di papà: egli deve avere tutto quello che vi è di migliore.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





Laurie March Laurie King Laurence Beth