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      — Di’ad Anna che ti dia qualcosa di buono e portaglielo, Beth; l’aria ti farà bene — disse Jo e aggiunse come per scusarsi — Io andrei volentieri ma voglio finire di scrivere questo racconto.
      — Mi duole la testa, sono stanca, perciò credevo che una di voi sarebbe andata — disse Beth.
      — Amy sarà di ritorno a momenti e potrà farci una corsa — suggerì Meg.
      — Bene, mi riposerò intanto ed aspetterò Amy — e Beth si sdraiò sul sofà, mentre le altre due, dimenticando completamente gli Hummel, riprendevano le loro occupazioni.
      Passò un’ora; Meg se ne era andata, in camera a provarsi il vestito; Jo era assorta nel suo racconto, Anna se la dormiva tranquillamente dinanzi al fuoco e Beth, senza far parola, mise il mantello od il cappello, riempì il suo panierino di piccole cose per i poveri bambini ed uscì nel freddo colla testa pesante ed uno sguardo triste nei suoi grandi occhioni dolci. Era già tardi quando tornò a casa e nessuno la vide salire adagio adagio le scale e rinchiudersi nella camera della madre.
      Mezz’ora più tardi Jo, andando a prendere qualcosa nello «stanzino della mamma» trovò Beth, che, col volto serio e pallido, cogli occhi rossi ed una bottiglia di canfora in mano, stava seduta sulla cassetta delle medicine.
      — Per Cristoforo Colombo, che cosa è successo? — gridò Jo, mentre Beth stendeva verso di lei una mano come per allontanarla e domandava ansiosamente: — Hai avuta la scarlattina tu, non è vero?
      — Sì, molto tempo fa, quando l’ebbe anche Meg. Ma perché?
      — Allora te lo posso dire.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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