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      Laurie si ritirò presso ad una finestra e Jo raccontò la sua storia.
      — Niente di più di quel che mi aspettavo; sfido io, vi lasciano andare da ogni sorta di gente! Amy può star qui e rendersi utile se non s’ammala; suppongo del resto che s’ammalerà.... ne ha tutta l’aria. Non piangere, bimba, mi annoia sentir piagnucolare.
      Amy era sul punto di piangere sul serio, ma Laurie destramente tirò la coda al pappagallo, la qual cosa costrinse la povera bestia a gridare con voce acuta: — Mio Dio benedetto! — in un modo così curioso che Amy rise invece.
      — Che notizie avete di vostra madre? — domandò la vecchia con voce grossa.
      — Papà sta molto meglio — disse Jo, cercando di star seria.
      — Ah, sì? Non durerà a lungo però; March non è mai stato robusto — fu la consolante risposta.
      — Ha! ha! Povero Polly! Prendi una presa di tabacco? Addio cara! — gridò Polly, attaccandosi alla berretta della sua padrona per non cadere, scosso come era dalle ripetute tirate di Laurie.
      — Sta’ zitto, vecchio maleducato. E tu Jo, faresti meglio ad andar via subito! Non sta bene che una signorina esca così tardi con un ragazzaccio.
      — Sta’ zitto, vecchio maleducato — gridò Polly ruzzolando a terra e correndo a beccare le gambe del ragazzaccio, che scoppiava dal ridere a quest’ultima uscita.
      — Ho paura di non poter resistere, ma mi proverò — disse fra sé Amy quando fu lasciata sola dalla zia March.
      — Va’ via! Sei un mostro! — strillò Polly ed a questo complimento Amy non potè trattenere un singhiozzo.
     
     
     
     
     
     
     
     
      CAPITOLO QUINDICESIMO
     
     
      Giorni tristi.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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