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      Beth fu malata, molto più malata di quello che alcuno, all’infuori di Anna e del dottore, immaginassero. Le ragazze non s’intendevano affatto di malattie, il signor Laurence non poteva vederla, perciò Anna faceva tutto a modo suo ed il povero dottor Bangs, sovraccarico di lavoro, faceva del suo meglio, ma lasciava fare molto all’eccellente infermiera. Meg stava a casa temendo di portare l’infezione dai King e faceva da massaia, ma era molto inquieta ed ogni volta che scriveva a sua madre e non le faceva cenno della malattia di Beth, si sentiva come colpevole verso di lei. Non poteva credere che fosse bene nascondere qualcosa a sua madre; ma ella le aveva raccomandato di seguire i consigli di Anna ed Anna non aveva voluto sapere di scriverlo alla signora March «e di farla tornare a casa per una cosa così leggiera!».
      Jo si era dedicata anima e corpo a Beth che, poverina, non dava molto da fare, poiché era molto paziente e sopportava senza lamentarsi il suo male. Ma vennero i giorni in cui, durante l’ora della febbre, ella cominciò a parlare con voce rauca ed interrotta, suonando sulle coperte del letto come sul suo amato pianoforte e cercando di cantare colla gola così gonfia che le note uscivano come piccoli gridi; un tempo in cui non riconosceva più i volti familiari che le stavano a lato, ma chiamava le sorelle con nomi sbagliati ed implorava con voce supplichevole che facessero venire la mamma. Allora Jo si cominciò a spaventare, Meg si raccomandò ad Anna che le permettesse di scrivere la verità a sua madre ed anche Anna disse che «ci avrebbe pensato benché ancora non vi fosse pericolo».


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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