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      Un soffio di aria pura sembrava fosse penetrato nella casa e qualcosa come un raggio di sole sembrava rallegrare le stanze solitarie; tutto pareva annunziare un cambiamento favorevole: l’uccellino di Beth cominciò di nuovo a gorgheggiare; una rosa quasi sbocciata fu scoperta sulla pianta di Amy, il fuoco sembrava bruciasse con uno scoppiettio più allegro del solito ed ogni volta che le ragazze s’incontravano, i loro volti pallidi si rallegravano, si abbracciavano e mormoravano come per incoraggiamento: — Viene la mamma, cara, viene la mamma. — Tutti si rallegravano: eccetto Beth. Ella giaceva assopita, inconscia di tutto ciò che succedeva intorno a lei: speranza, gioia, dubbio o pericolo. Era una vista straziante quel volto, poco tempo prima così fresco e roseo, adesso così cambiato e scarno; le manine, una volta così attive, adesso così deboli e smunte; quelle labbra belle e sorridenti ora mute e bianche, ed i capelli, una volta così lucidi e morbidi, sparsi qua e là pel capezzale. Tutto il giorno rimase in quello stato; non si riscuoteva che per articolare con le labbra riarse la parola appena intelligibile: — Acqua, acqua. — Tutto il giorno Jo e Meg le furono attorno, spiando ogni suo movimento, sperando e fidando in Dio e nella loro madre e tutto il giorno la neve continuò a cadere a larghi fiocchi, il vento a fischiare ed ululare e le ore a passare lente lente. Venne finalmente la notte ed ogni volta che l’orologio suonava le ore, le sorelle, sedute da una parte e dall’altra del letto, si scambiavano uno sguardo d’incoraggiamento, come per dire che l’aiuto si avvicinava finalmente.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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