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      Passò un’ora e nulla avvenne se non la partenza di Laurie per la stazione. Un’altra ora.... e nessuno arrivava; ed il timore di una disgrazia per strada, o un ritardo pel cattivo tempo o, peggio ancora, una gran disgrazia a Washington, cominciò a riempire il cuore delle povere ragazze.
      Erano le due passate quando Jo, che stava spiando alla finestra, udì un movimento presso il letto e, voltandosi subito, vide Meg inginocchiata davanti al seggiolone di sua madre col volto nascosto fra le mani. Un terribile pensiero le balenò alla mente e le agghiacciò il sangue nelle vene: Beth è morta e Meg non ha il coraggio di dirmelo. In un istante fu di nuovo presso al letto e parve alla sua fantasia esaltata che un gran cambiamento si fosse prodotto in Beth. Il rossore della febbre e l’espressione di sofferenza erano scomparsi e la cara faccia sembrava così pallida e tranquilla nel suo assoluto riposo che Jo non sentì desiderio di piangere o di lamentarsi. Abbandonandosi a guardare lungamente la più cara fra le sue sorelle, ella baciò quella fronte umida col cuore sulle labbra e mormorò dolcemente: — Addio, mia Beth, addio! — Come scossa da quel debole rumore, Anna si svegliò di soprassalto, balzò in piedi, si avvicinò rapidamente al letto, guardò Beth, le tastò la mano, udì il respiro e poi, buttandosi il grembiule sugli occhi, si gettò a sedere mormorando a bassa voce: — La febbre è passata! Dorme naturalmente, la pelle è umida e respira bene! Iddio sia lodato! — Prima che le ragazze potessero credere alla felice realtà, il dottore venne a confermarla.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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