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      Anna, non potendo sfogare il suo eccitamento e la sua contentezza in altro modo, aveva preparato per la viaggiatrice una colazione «monstre» e Meg e Jo imboccarono la loro madre con grande amore ed attenzione mentre udivano dalle sue labbra le varie vicende della malattia del padre. Sottovoce, per non svegliare Beth, ella narrò loro come il signor Brooke avesse promesso di restar là per curarlo; disse dei disagi e dei ritardi del viaggio causati dalla tempesta ed il conforto che le aveva dato il volto pieno di speranza di Laurie, allorché, arrivata stanca, abbattuta, mezza intirizzita dai freddo, l’aveva visto alla stazione.
      Che giornata strana, ma piena di felicità tranquilla! Al di fuori tutto sembrava animato ed allegro poiché tutti erano usciti a salutare la prima neve; all’interno tutto era quieto e tranquillo; tutti dormivano, stanchi della lunga veglia; un silenzio non interrotto regnava nella casa, mentre la povera Anna mezza addormentata faceva la guardia alla porta.
      Meg e Jo, beate di non aver più quel grave senso di responsabilità da sopportare, chiusero gli occhi stanchi e si riposarono finalmente, come barche sbattute dalla tempesta che trovano riposo in un porto tranquillo.
      La signora March non volle lasciare il capezzale di Beth ma si addormentò nel suo seggiolone, svegliandosi ogni tanto però, per toccare o spiare i movimenti della sua bambina tal quale come un avaro che gioisce del ritrovato tesoro. Laurie intanto, di gran corsa era andato a consolare Amy e là raccontò tutto con tanto sentimento che anche la zia March si asciugò due lacrime e non disse neanche una volta: — Te l’ho detto io.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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