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      — Oh, no! mi faccia il piacere di no! preferisco di non saperlo! — disse cercando di ritirare la mano e cominciando a tremare, nonostante tutte le sue proteste.
      — Non voglio dirle nulla che le dispiaccia, ma vorrei solamente sapere se mi vuole un pochino di bene, Meg; io gliene voglio tanto tanto, cara — aggiunse il signor Brooke teneramente.
      Era giunto il momento per fare con calma e fermezza il discorsino, ma Meg non solo non lo fece, ma se ne dimenticò completamente e rispose: — Non lo so — con voce così sommessa che John dovette chinarsi per udire quelle poche parole.
      Parve però che il signor Brooke si contentasse di questa risposta, perché sorrise con aria soddisfatta, strinse la manina che teneva ancora fra le sue e disse colla sua voce più dolce e persuasiva: — Non potrebbe cercar di saperlo? Mi preme tanto di sapere se posso mettermi al lavoro colla certezza di aver poi la mia ricompensa!
      — Sono troppo giovane — mormorò Meg, domandandosi perché era così turbata e confusa e provando nello stesso tempo un senso di piacere.
      — Aspetterò, ma intanto potrebbe imparare a volermi bene? Sarebbe una lezione molto difficile?
      — Se volessi impararla no, ma...
      — Voglia impararla, Meg! Sa che a me piace molto l’insegnamento e questo è anche più facile de! tedesco! — interruppe John, prendendole anche l’altra mano, tanto da impedirle di nascondere il volto, mentre si chinava a guardarla. Il tono di voce era di preghiera ma, guardandolo furtivamente, Meg si accorse che i suoi occhi erano amorevoli e gai allo stesso tempo e che il suo volto aveva l’espressione soddisfatta di un uomo certo del successo.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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