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      John è buono e bravo; ha talento, ha voglia di lavorare e si farà una buona posizione. Tutti lo amano e lo rispettano ed io sono orgogliosa d’essere amata da lui, benché non abbia mai capito come faccia a contentarsi di una ragazza così povera, così giovane e stupida come sono io — disse Meg con una espressione di serietà che la rendeva ancor più graziosa.
      — Egli sa che ha dei parenti ricchi! Ecco il segreto! Ecco perché mostra di volerti bene!
      — Zia March! Chi le dà il diritto di insinuare una cosa simile? John è superiore a certe piccolezze e, se lei continua a parlare in questo modo, non starò nemmeno ad ascoltarla! — gridò Meg indignata, dimenticandosi tutto fuorché l’accusa lanciata contro John. — Il mio John non sposerebbe mai per interesse! Siamo tutti e due preparati a lavorare ed aspetteremo finché potremo sposarci. Non temo la povertà; sono stata povera fino ad ora e sono stata felice e sono certa di essere felice con lui perché egli mi ama ed io....
      Meg si arrestò ad un tratto ricordandosi che non era ancora venuta ad una decisione; aveva detto al «suo John» di andarsene, ed ora egli poteva avere udito tutto il suo discorso!
      La zia March era al colmo dell’indignazione; s’era messa in testa che sua nipote doveva contrarre un ricco matrimonio ed il volto contento e felice della ragazza la faceva inquietare ancora di più.
      — Bene, bene! Io me ne lavo le mani! Sei una ragazza testarda e stupida ed hai perduto con questo molto più di quel che non pensi! No, non mi voglio trattenere; sono delusa nelle mie speranze e non me la sento più di veder tuo padre.


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Piccole donne
di Louisa May Alcott
pagine 280

   





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