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      Ora, io domando in qual cosa differisca il governo e autorità di un solo nella tirannide, dal governo e autorità d'un solo nella monarchia. Mi si risponde: "Nell'abuso". Io replico: "E chi vi può impedire quest'abuso?" Mi si soggiunge: "Le leggi". Ripiglio: "Queste leggi hanno elle forza ed autorità per se stesse, indipendente affatto da quella del principe?" Nessuno più a questa obiezione mi replica. Dunque, all'autorità d'un solo, potente ed armato, andando annessa l'autorità di queste pretese leggi (e fossero elle pur anche divine) ogniqualvolta le leggi e costui non concordano, che faranno le misere, per se stesse impotenti, contro alla potestà assoluta e la forza? Soggiaceranno le leggi: e tutto giorno, in fatti, soggiacciono. Ma, se una qualunque legittima forza effettiva verrà intromessa nello stato per creare, difendere, e mantenere le leggi, chiarissima cosa è che un tale governo non sarà più monarchia; poiché al fare o disfare le leggi l'autorità d'un solo non vi basterà. Onde, questo titolo di monarchia, perfettissimo sinonimo di tirannide, ma non così abborrito finora, non viene adattato ai nostri governi per altro, che per accertare i principi della loro assoluta signoria; e per ingannare i sudditi, lasciandoli o facendoli dubitare della loro assoluta servitù.
      Di quanto asserisco, se ne osservi continuamente la prova nella opinione stessa dei moderni re. Si gloriano costoro del nome di monarchi, e mostrano di abborrire quel di tiranni; ma nel tempo stesso reputano assai minori di loro quegli altri pochi principi o re, che ritrovando limiti infrangibili al loro potere, dividono l'autorità colle leggi.


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120