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      Questi assoluti re sanno dunque benissimo, che fra monarchia e tirannide non passa differenza nessuna. Così lo sapessero i popoli, che pure tuttora colla loro trista esperienza lo provano! Ma i principi europei, di tiranni tengono caro il potere, e di monarchi il nome soltanto: i popoli all'incontro, spogliati, avviliti, ed oppressi dalla monarchia, la sola tirannide stupidamente abborriscono.
      Ma i pochi uomini, che re non sono né schiavi, ove per avventura non tengano a vile del paro i principi tutti; i monarchi, come tiranni; ed i principi limitati, come perpetuamente inclinati a divenirlo; i pochi veri uomini pensanti, si avveggono pure quanto sia più onorevole, più importante, e più gloriosa dignità il presiedere con le leggi ad un libero popolo d'uomini, che il malmenare a capriccio un vile branco di pecore.
      Tralascio ogni ulteriore prova (che necessaria non è) per dimostrare che una monarchia limitata non vi può essere, senza che immediatamente cessi la monarchia; e che ogni monarchia non limitata è tirannide, ancorché il monarca in qualche istante, non abusando egli in nessun modo del suo poter nuocere, tiranno non sia. E tali prove tralascio, per amor di brevità, e perché intendo di parlare a lettori, a cui non è necessario il dir tutto. Passerò quindi ad analizzare la natura della mono-tirannide, e quai siano i mezzi per cui, così ben radicatasi nell'Europa, inespugnabile ella vi si tiene oramai.
     
     
      CAPITOLO TERZO
     
      DELLA PAURA
     
      I Romani liberi, popolo al quale noi non rassomigliamo in nulla, come sagaci conoscitori del cuor dell'uomo, eretto aveano un tempio alla Paura; e, creatala Dea, le assegnavano sacerdoti, e le sagrificavano vittime.


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120

   





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