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      Ed in prova, per quanto sia pacifico e sicuro al di fuori il tiranno, non annulla pur mai i soldati al di dentro. Ma, anche supponendo che il mite tiranno non tremi egli stesso, tremano pur sempre in nome di lui per se stessi quei pochi pessimi che, usurpata sotto l'ombre del nome suo l'autorità principesca, la esercitano. Quindi la paura vien sempre ad essere la base, la cagione, ed il mezzo di ogni tirannide, anche sotto l'ottimo tiranno.
      E non mi si alleghino Tito, Trajano, Marc'Aurelio, Antonino; e altri simili, ma sempre pochissimi, virtuosi tiranni. Una prova invincibile che costoro non andavano mai esenti dalla paura, si è, che nessuno di essi dava alle leggi autorità sovra la sua propria persona; e non la dava egli, perché espressamente sapea che ne sarebbe stato offeso egli primo: nessuno di essi annullava i soldati perpetui, o ardiva sottoporgli ad un'altra autorità che alla propria; perché convinto era che non rimaneva la persona sua abbastanza difesa senz'essi. Ciascuno dunque di costoro era pienamente certo in se stesso, che l'autorità sua era illimitata, poiché sottoporla non voleva alle leggi; e che illegittima ell'era, poiché sussistere non potea senza il terror degli eserciti. Domando, se un tale ottimo tiranno si possa dagli uomini reputare e chiamare un uomo buono? colui, che trovandosi in mano un potere ch'egli conosce vizioso, illegittimo, e dannosissimo, non solamente non se ne spoglia egli stesso, ma non imprende almeno (potendolo pur fare con laude e gloria immensa) di spogliarne coloro che verran dopo lui: gente, a cui, per non esserne essi ancora al possesso, nulla affatto si toglie coll'impedir loro quella usurpazione stessa; e massimamente venendo loro impedita da quei tiranni che figli non lasciano.


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120

   





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