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      All'incontro, l'uomo già vile per propria natura, facendo pompa del timor suo, e sotto la infame maschera di un finto amore ascondendolo, cercherà di accostarsi, d'immedesimarsi, per quanto egli potrà, col tiranno: e spererà quest'iniquo di scemare in tal guisa a se stesso il proprio timore, e di centuplicarlo in altrui.
      Onde, ella mi pare ben dimostrata cosa, che nella tirannide, ancorché avviliti sian tutti, non perciò tutti son vili.
     
     
      CAPITOLO QUINTO
     
      DELL'AMBIZIONE
     
      Quel possente stimolo, per cui tutti gli uomini, qual più, qual meno, ricercando vanno di farsi maggiori degli altri, e di sé; quella bollente passione, che produce del pari e le più gloriose e le più abbominevoli imprese; l'ambizione in somma, nella tirannide non perde punto della sua attività, come tante altre nobili passioni dell'uomo, che in un tal governo intorpidite rimangono e nulle. Ma, l'ambizione nella tirannide, trovandosi intercette tutte le vie e tutti i fini virtuosi e sublimi, quanto ella è maggiore, altrettanto più vile riesce e viziosa.
      Il più alto scopo dell'ambizione in chi è nato non libero, si è di ottenere una qualunque parte della sovrana autorità: ma in ciò quasi del tutto si assomigliano e le tirannidi e le più libere e virtuose repubbliche. Tuttavia, quanto diversa sia quell'autorità parimente desiata, quanto diversi i mezzi per ottenerla, quanto diversi i fini allor quando ottenuta siasi, ciascuno per se stesso lo vede. Si perviene ad un'assoluta autorità nella tirannide, piacendo, secondando, e assomigliandosi al tiranno: un popolo libero non concede la limitata e passeggera autorità, se non se a una certa virtù, ai servigj importanti resi alla patria, all'amore del ben pubblico in somma, attestato coi fatti.


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120