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      Ed io mi fo a credere, che se tali due sommi avessero voluto, od osato spingere alquanto più oltre il loro riflessivo ragionamento, avrebbero essi indubitabilmente assegnato per principalissima cagione di una tale intera rovina la ereditaria nobiltà. Che se le dissensioni, o per dir meglio le disparità di opinioni, sono necessarie in una repubblica per mantenervi la vita e la libertà, bisogna pur confessare che le disparità d'interessi dannosissime vi riescono, e di necessità mortifere ogniqualvolta l'uno dei due diversi interessi interamente la vince. Ora, mi pare innegabile, che ogni primazìa ereditaria di pochi genera per forza in quei pochi un interesse di conservazione e di accrescimento, diverso ed opposto all'interesse di tutti. Ed ecco il vizio radicale, per cui ogniqualvolta in uno stato esisterà una classe di nobili e di sacerdoti, a parte dal popolo, saranno questi lo scandalo, la corruzione, e la rovina di tutti: e i nobili, per essere ereditarj, riusciranno quasi più dannosi che i sacerdoti, i quali sono elettivi soltanto: ma, per dire il vero, abbondantemente suppliscono a ciò i sacerdoti, colle loro ereditarie impolitiche massime, che da ogni loro individuo in un colla tonaca e col piviale si assumono; oltre che, per maggiormente perfezionare questo comune danno, le più cospicue sacerdotali dignità sogliono anche cadere esclusivamente nelle mani dei nobili: dal che ne risulta, che i sacerdoti doppiamente dannosi riescono al pubblico bene.
      E benché in Inghilterra vi siano per ora, e nobili e libertà, non mi rimuovo io perciò in nulla da questo mio su mentovato parere.


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120

   





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