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      Stoltissima superbia sarebbe or dunque la mia, se un tale assunto imprendessi, sapendo già prima, che quando anche pure mi lusingassi di poter dire delle cose non dette, per lo meno inutile riuscirebbe il mio libro. Tuttavia non meno scusabile che folle una mia tale superbia sarebbe (come di chiunque altro a simile impresa oramai si accingesse), ogniqualvolta un tal libro non avesse stoltamente per fine la gloria letteraria e legislatrice, ma fosse semplicemente un virtuoso e ben intenzionato sfogo di un ottimo cittadino: e come tale, inutile allora non riuscirebbe del tutto.
      Dalle cose finora da me, per quanto ho saputo, rapidamente presentare al lettore, ne potrebbe frattanto, s'io non erro, ridondar questo bene: che, ove una repubblica insorgente in questi, o nei futuri tempi, sopra le rovine d'alcuna distrutta tirannide, badasse a spegnere, o a menomare quanto più le fosse possibile la pestifera influenza di quelle tante cagioni della passata servitù da me ampiamente nel primo libro dimostrate, si può credere che una tale insorgente repubblica verrebbe ad ottenere alcun peso, e stabilità. Che se io minutamente ho dimostrato come sia costituita la tirannide, indirettamente avrò dimostrato forse, come potrebbe essere costituita una repubblica. E il primo di tutti i rimedj contro alla tirannide, ancorché tacito e lento, egli è pur sempre il sentirla; e sentirla vivamente i molti non possono, (abbenché oppressi ne siano) là dove i pochi non osino appien disvelarla.
      Ma, quanto è necessario l'impeto, l'audacia, e (per così dire) una sacra rabbia, per disvelare, combattere, e distruggere la tirannide, altrettanto è necessaria una sagace e spassionata prudenza, per riedificare su quelle rovine; onde difficilmente l'uomo stesso potrebbe esser atto egualmente a due imprese pur tanto diverse nei loro mezzi, benché similissime nella lor meta.


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Della tirannide
di Vittorio Alfieri
1800 pagine 120