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      Gli scrittori in somma del secolo d'oro (cioè d'Augusto) quanto alla favella, sono gli scrittori del secolo di ferro e catene, quanto alla repubblica.
      Ma, quegli eleganti e perfetti scrittori, erano essi cagione della crescente effeminatezza, del cessante coraggio, del vile pensare, del servir lietamente, del non conoscer più patria, del non temer che per se, del vivere in corte temendo e sperando sempre, nè mai cose legittime e grandi davvero? Oppure, tutte queste annoverate sfortune, furono elle cagione che gli eleganti e perfetti scrittori fiorissero? Il pregio d'ogni scrittore sta, come le altre cose tutte, nella opinione degli uomini: e, dividendo in due parti le ragioni per cui uno scritto riporta il pregio della eccellenza, dico che il pregio della sublimità intrinseca, cioè della verità evidenza e forza dei pensieri, non può esser mai se non uno; ma il pregio della sublimità nell'esporgli e lumeggiarli può essere diviso in altrettanti aspetti, quante sono state, sono, e sian per essere le età degli uomini, le differenze dei governi, e le diverse circostanze dei popoli. Ed in fatti, presso le nazioni che ebbero lunga vita, mutò l'eloquenza, mutando il governo e i costumi; talchè il perfetto genere d'un secolo è spesso diventato il genere ridicolo e mostruoso d'un altro. Ma pure, per quanto ancora si sappia e s'intenda la forza e bellezza della lingua latina, da tutti si accerta essere ella arrivata al suo apice nel secolo d'Augusto. E, per trarre esempj anche dai moderni, i Francesi, che non furono però mai popol libero, debbono pur anche annettere l'epoca dei loro perfetti scrittori a quella della loro più perfetta e total servitù. Ma gli scrittori d'Augusto e di Lodovico, sono, o pajono perfetti agli occhi ed orecchi di noi popoli anche servi, e corrotti, e peggiori dei loro contemporanei.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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