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      Prosieguo, e domando: "Ha egli ricevuto quella bastante istruzione, per cui l'uomo si mette in grado di poter far da se stesso? benissimo ha fatto e con somma lode i suoi studj; che se altrimenti fosse, mera temerità sarebbe la nostra il giudicarlo capace di poter egli mai scrivere eccellentemente. Ciò basta; conchiudo io; e s'egli ha veramente quel genio, che voi gli supponete, quel genio lo infiammerà e lo costringerà più assai al far versi, che non la necessità, o il garrire del padre, allo studiare e professare le leggi. E così fecero il divino Petrarca ed il Tasso, ed Ovidio per dir degli antichi, ed altri ch'io taccio. Se dunque è nato per esserlo, si farà codesto vostro giovinetto un eccellente poeta mal grado di tutti, perchè natura può più di tutto".
      Ma spessissimo il mezzo ingegno e il debile impulso vengono scambiati colla ispirazione vera; e perciò si piange tante volte in erba la fama di molti futuri grandi uomini, soffocati, per quanto si dice, dalle loro avverse circostanze, i quali, se le avessero avute favorevoli, avrebbero smentito una sì dolce aspettativa. Ciò mi fa credere, e non senza ragione, che la protezione possa bensì giovare agli ingegni mediocri, i quali per mezzo di essa poco danno, ma niente affatto darebbero senz'essa; ma che ella sia assolutamente nuociva ai sommi ingegni, in quanto questi assaissimo più darebbero se non l'avessero. E ritroviamo anche di ciò negli esempj le prove. Dante non fu protetto: che poteva egli dar di più? Mi si dirà forse: "Più eleganza": ma egli ebbe tutta quella che comportavano i tempi suoi; e l'ebbe di gran lunga superiore a tutti i suoi predecessori, che scritto aveano nella stessa sua lingua.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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