Pagina (49/165)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Tanto può più, presso al comune degli uomini, il fare che il dire. Non pensano essi, che il dire altamente alte cose, è un farle in gran parte; e che per lo più chi ben disse, in parità di circostanze, di tanto avrebbe superato chi ben fece, di quanto dovea il dicitore aver avuto un ben maggior impulso per darsi interamente ad esaminare, conoscere, innovare, o rettificare una cosa, da cui, non potendola egli eseguire, niuno altro frutto per allora sperava, che la semplice gloria dell'averla ben ideata, e ben detta. Non si può fortemente ritrarre ciò che fortissimamente non si sente; ed ogni gran cosa nasce pur sempre dal forte sentire. Esemplifico, e domando; Omero in parità di circostanze non avrebbe egli potuto essere quello stesso Achille, o quell'Agamennone, o quel Priamo, che con tanta fantasia, con tanta dignità e verità egli immagina e ritrae? Ma Omero è maggiore assai di costoro nella più lontana memoria degli uomini, perchè, oltre la possibilità che si vede in lui di far cose grandi in valore ed in senno, riunisce anco in se la divina arte di ben inventarle, e di ottimamente colorirle ed esprimerle.
      Io perciò credo, che lo scrittore grande sia maggiore d'ogni altro grand'uomo; perchè oltre l'utile che egli arreca maggiore, come artefice di cosa che non ha fine, e che giova ai presenti ed ai lontani, si dee pur anche confessare che in lui ci è per lo più l'eroe di cui narra, e ci è di più il sublime narratore. Ed in fatti, gli eroi nati dopo quell'Achille (interamente forse fabbricato nella testa d'Omero) tutti vollero più o meno rassomigliarsi a lui.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





Omero Achille Agamennone Priamo Omero Achille Omero