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      Ma, se un eccellente scrittore vuol dipingere un eroe, lo crea da se; dunque lo ritrova egli in se stesso. L'uomo in somma non può perfettamente inventare e ritrarre ciò che egli non potrebbe (avendone però i mezzi necessarj) eseguire: ma può bensì l'uomo eseguire ciò che ritrar non saprebbe. Onde io nell'esecutore di una impresa sublime ci vedo un grand'uomo; ma nel sublime inventore e descrittore di essa, a me pare di vedercene due.
      Ritornando ora al mio proposito, (da cui pure mi son forse dilungato assai meno di quel che si paia) dico; che se innegabil cosa è che lo scrittore di cose sublimi debba essere di sublimissimo animo, e ch'egli abbia tutti in se stesso i mezzi dell'arte sua; innegabilissima sarà, ch'egli disonora l'arte e se stesso, cercando o ricevendo protezione o soccorsi di cui non ha egli bisogno; poichè i suoi mezzi per eseguire sono semplicemente poca carta, inchiostro, ed ingegno; mezzi che nessun principe gli può dare, se a lui gli ha negati natura. Ma, non è già delle arti così. Da prima, per esser elle opera di mano, raramente vi si acconciano persone altamente educate, ed agiate dei beni di fortuna; poi, perchè l'esecuzione di esse ne riesce faticosa, dispendiosa, ed incomoda, non ne può essere mai indipendente l'artefice. E in fatti, la pittura, che pure è la meno incomoda di tutte le belle arti, si può ella vantare di aver avuto mai alcuno eccellente artefice, che prezzolato non fosse? Una cosa che si fa per vendersi, abbisogna di compratore; ed ecco tosto la dipendenza e servitù di quell'arte.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165