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      E tralascio tante migliaja d'altri storici non saputi, non letti, e non apprezzati; sì, perchè timidi tessitori erano di storie di paesi che non avendo prodotto uomini nulla insegnano all'uomo, e non meritano quindi d'essere conosciuti; sì, perchè in ogni parte costoro si mostravan minori del loro già niente alto tema.
      Ma, se ai poeti vengo; oimè! che io veggo questa sublime e prima classe di letterati contaminata quasi sempre, e deviata, e spogliata d'ogni utilità, ed anzi fatta espressamente dannosa, dalla pestifera influenza del principato. Né mi si apponga ora a contraddizione, se i poeti vengono qui da me intitolati la prima classe di letterati; avendo io pur dianzi attribuito il primato alla filosofia. Giustamente io reputo la classe dei poeti essere la prima, in quanto giudico che debbano essi, secondo l'arte loro, essere anche profondi filosofi; e dovendo pur anco essere caldi efficaci oratori, e, sopra tutto questo, poeti; a loro si aspetta certamente (allor che son tali) la primazía fra i letterati, come alla filosofia spetta il primato fra le lettere.
      Pure, anche traendo esempj di poeti, troverei, annoverandogli, e la loro vita adducendo, che i più, e i maggiori, se non erano nati liberi, erano però liberissimi d'animo, giusti estimatori della politica libertà, e abborritori nel loro cuore di quella stessa tirannide che spesso li proteggeva o pasceva. Ma, fra gli altri esempj, giova pure non poco a provare il mio assunto, l'essere stato e libero e non protetto il principe e padre di tutti i poeti.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165