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      CONCLUSIONE DEL SECONDO LIBRO.
     
      Mi pare, che risulti da quanto ho detto in questo secondo libro, che i veri letterati non possono, nè debbono lasciarsi proteggere dai principi; perchè nessuno di essi ha soggiaciuto a tal protezione, senza un gravissimo scapito e delle lettere, e della propria eccellenza e fama. E parmi anche aver dimostrato, che, a eguale ingegno, lo scrittore sprotetto soverchierà il protetto, e d'assai. Ma le principali ragioni da me finora addotte, mi pajono venirsi tutte a ristringere in quest'una: "Che il principe e il letterato, e le arti loro, e il loro fine, essendo cose in tutto diverse e direttamente opposte, non si possono mai ravvicinare il protettore e il protetto, senza che il più debole vi scapiti e ceda."
      Vero è, che la penna in mano di un eccellente scrittore riesce per se stessa un'arme assai più possente e terribile, e di assai più lungo effetto, che non lo possa mai essere nessuno scettro, nè brando, nelle mani d'un principe. Ma, verissimo è altresì, che la penna perde ogni sua forza natía, ogniqualvolta non viene impugnata da uno scrittore non meno libero ed ardito, che ingegnoso, trasportato, ed esperto nell'arte sua. Quindi è, che se il letterato ed il principe si fanno amici, il principe ne diventa tosto il più forte; ma se rimangono lontani, e nemici, quali la natura ed il vero gli han fatti, il più forte, il più terribile, il vincitor trionfante della onorevol battaglia, riuscirà pur sempre a lungo andare l'imperturbabile, impavido, e verace scrittore; ove per la illustre causa della umanità oppressa e schernita, soltanto ei combatta.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165