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      I moti dei pianeti, la forma del globo, la costruzione e armatura delle navi, le virtù dell'erbe, la meccanica analisi del corpo umano, la diversità degli animali e dei climi, &cc. &cc.; queste scoperte tutte, noi le dobbiamo non meno alla borsa del principe, che all'ingegno dell'osservatore, il quale o nulla o pochissimo avrebbe scoperto senza l'ajuto di quello. Ma il nudo corredo di un vero letterato, che tutto ritrova in se stesso, e quali per esempio furono Omero e Platone, altro mai non fu nè dev'essere, fuorchè ingegno, salute, pochi libri, e libertà moltissima. Cose tutte, che il principe può torre, impedire, o scemare, ma non mai dare, nè accrescere.
      Fra gli scienziati tuttavia il gran Newton è una eccezione ad ogni regola; egli è figlio di se stesso; le sue scoperte non si ardiscono intitolare col nome dì progressi; elle sono creazioni: e quella somma di lumi, che i dotti in tale materia dicono aver egli attinta dal Galileo, e dal Bacone, o da altri, non mi risolvo io a crederla assolutamente la cagione di tutti i nuovi lumi da lui ritrovati, ma una parte soltanto di detta cagione: talchè, se anche mancato gli fosse codesto ajuto, avrebbe egli con tutto ciò tentato un nuovo sistema, che sarebbe forse riuscito alquanto meno perfetto, ma sempre grande, straordinario, e ad ogni modo veramente ben suo. Ma, benchè questo insignissimo promotore delle scienze, non avendo in apparenza altro corredo, che quello stesso che s'ebbero Omero e Platone, senza nessuna espressa protezione abbia potuto scoprire e creare la vera anima dell'universo; con tutto ciò non mi rimuovo io in nulla dal parer mio, che le scienze non possano fare da se; poichè a Newton fu pure accordata (e necessaria gli era) quella tacita protezione che sta nella quiete libertà e sicurezza.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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