Pagina (124/165)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      I nostri massimamente, come a noi più noti, non pochi nè deboli argomenti mi prestano per sostenere questo mio già tante volte ripetuto assunto; Che alla verità e virtù, sotto qualunque aspetto elle s'insegnino, moltissimo pur sempre nuoce il principato. Nè di costoro parlerò io più a lungo che non si aspetti a questo mio tema; perchè troppe cose mi si appresenterebbero da dirsi su ciò, se deviar mi volessi.
      Osserverò dunque, che a Mosè (il più antico tra questi, a noi noto) convenne pure scuotere il giogo del tiranno d'Egitto prima di poter egli dar leggi sì religiose che civili al suo popolo. Ed anzi, chi non vede, che egli, per dar corpo, libertà, ed esistenza a quel popolo errante e avvilito dal lungo servaggio, del sublime velo di una inspirata religione felicemente si valea? E all'operare e scrivere tai cose, non lo avrebbe certamente mai protetto quel Faraone.
      Così Gesù Cristo, politicamente considerato come uomo, volle pur anco, insegnando la verità e la virtù con l'esempio, restituire al suo popolo ed a molti altri ad un tempo, per via di una miglior religione, una esistenza politica indipendente dai Romani, che servi e avvilitili teneano.
      Così Maometto, coll'abbattere la idolatria, volle, sotto il velo di una più semplice e pura religione, dar consistenza di nazione a popoli barbari che non l'aveano; al che, oltre ogni credere, riusciva Maometto.
      Come legislatori, si debbono dunque costoro annoverare infra i sublimi scrittori, poichè eran mossi dallo stesso impulso, di giovare altrui acquistando gloria a se stessi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





Mosè Egitto Faraone Gesù Cristo Romani Maometto Maometto