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      È questa quell'ira, che in ogni midollo d'Alessandro scorrea, nel solo udir profferire il nome di Achille: è questa quell'ira che bolliva in petto di Cesare all'udir di Alessandro; in quel di Temistocle, nel vedere i trofei di Milziade; in quello di Cicerone, nel legger Demostene. E così ogni grande, che è nato per fare, alla semplice vista di chi fatto ha, rabbrividire si sente.
      Ad uomo di così alto animo non v'ha protezione al mondo, che nuocere non gli debba; perchè non gli può venir mai se non da un uomo assai minore di lui: nessun favore gli è necessario; perchè nessuno può accenderlo mai quanto il suo proprio impulso naturale: pochissimi ostacoli impedire lo possono, ove egli abbia superato i primi; perchè chi lo spinge è sempre più forte di chi lo ritrae.
      Ai pochi simili potrà forse piacere e giovare questo libercoletto, quale ch'ei sia; imparandovi essi a conoscere, sentire, e apprezzare se stessi, ed altrui.
     
     
     
      CAPITOLO SETTIMO
     
      DELL'IMPULSO ARTIFICIALE.
     
      Ma, quell'altro lettore da me quì sopra accennato, che dalla altrui sublimità solamente maraviglia, e non impeto di sdegno, ritrae; quello, nega per lo più di conoscere e di giustamente apprezzare se stesso; e supponendosi le forze che egli avere vorrebbe, si destina egli pure alla sublime arte di scrittore. Quindi legge egli, e rilegge; più lingue impara, e tutte le gusta; di ogni cosa si va facendo tesoro; tutti i generi tenta, in tutti pretende, ed in nessuno primeggia; ma pure, cercando egli sempre ne' libri altrui ciò che nel proprio ingegno e nel proprio sentimento non trova, perviene a farsi poi finalmente un certo capitaletto, e a risplendere ed ardere, come secondario pianeta, di fiamma accattata.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





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