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      Costoro, attese le loro ricchezze, il lustro del loro nome, ed i passati onori degli avi; costoro, per se stessi abbastanza risplendono nel principato, senza mendicare appoggio veruno nel principe: onde, ancorchè signore dell'opinione, il principe non li può far comparir vili, perchè non lo sono; nè li può opprimere, nè screditarli, perchè sono in bastante numero da dar ombra, e da contrappesare i vili veri, che sono quei nobili che servono a lui. Questa repubblichetta nel principato, da principio modesta e discreta, legge, ragiona, e pensa fra se, rimota affatto dal volgo profano: ogniqualvolta fra essa nasce e si scuopre un vero uomo grandissimo, ella lo invia fuori del chiuso a predicar da lontano senza riguardo nessuno la schietta e divina verità, per mezzo di convincenti, energici, ed eleganti scritti. Rimangono gli altri frattanto quasichè liberi nella loro natia servitù. Onorati essendovi dell'odio, o del finto disprezzo del principe, vengono essi necessariamente rispettati dai buoni e dal popolo; perchè si mostrano, e sono, umanissimi, e popolari, e d'intatto costume: alcun pericolo vanno però sempre correndo; ma di alto animo sono costoro, e gli alti esempj che nei sublimi libri ritrovano, accrescono e rettificano in loro ogni giorno quel nobile e giusto ardire, i di cui semi innati già in essi, (ma diretti male) a loro ed ai lor maggiori, per la falsa causa del principe, faceano già esporre, ogni giorno e gli averi e la vita. Ma, ancorchè eccessiva sia, e sfrenata, e terribile, ritorna pur sempre vana contr'essi la superba ira del principe; perchè costoro nulla affatto vogliono da lui: e costoro di lui nulla temono, perchè delle sue leggi, quai ch'elle siano, nessuna ne infrangono; legge espressa non vi potendo mai essere, che proibisca il giusto pensare, e che costringa gl'individui tutti a servire il sovrano.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165