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      Quindi le verità già dette dai Greci nelle loro tragedie, commedie, poemi, satire, storie &cc., nuove riappariranno del tutto in tali moderne composizioni, ove lo scrittore abbia in se stesso assai più pensato e sentito, che non imitato: e, parlando io sempre dello scrittore sublime, mai non dubito che ciò altrimenti possa essere.
      Un tale moderno secolo letterario, che può diventare maggiore d'ogni altro, io lo reputo già bello e nato. Basta, che i sommi ingegni moderni nati per iscrivere, vogliano da prima ben conoscere e stimare se stessi; e che poscia, la loro fama assai più apprezzando che il loro corporeo ben essere, rotti i loro nativi ceppi, si ricovrino in parte dove adoprare essi possano senza tremare tutte le lor facoltà: e basta, che i begli ingegni nati soltanto per leggere, vogliano incontaminati vivere pensando e leggendo, lontani sempre da ogni aura pestilenziale di corte.
      In tal modo, le lettere torneranno indubitabilmente purissime, ed alte, e giovevoli; puri e sublimi essendone, come di alta deità, i sacerdoti e i devoti. E si appellerà questo secolo dalla virtù che il fea nascere, e che proteggevalo sola; IL SECOLO DELLA INDIPENDENZA.
     
     
     
      CAPITOLO DECIMO.
     
      CHE DA TALI NUOVE LETTERE NASCEREBBERO A POCO A POCO DEI NUOVI POPOLI.
     
      Roma, dall'aver cacciati i re, ricevea quell'impulso a virtù, che per tanti anni la facea sempre poi crescere, e così sterminatamente grande al fin la faceva. E questo negar non si può, mirando agli effetti. Dall'avere ella poi soggiogate molte nazioni, e massime le suddite ai re, ne riceveva, insieme coi loro monarchi in Campidoglio strascinati, le ricchezze, le morbidezze, i vizj tutti, ed i guasti costumi.


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Del principe e delle lettere
di Vittorio Alfieri
Dalla Tipografia di Kehl
1795 pagine 165

   





Greci Campidoglio