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      In Londra essendo molto maggiore la facilità per i forestieri di essere introdotti nelle case, di quel che non sia in Parigi, io, che a quella difficoltà parigina non avea mai voluto piegarmi per ammollirla, perché non mi curo di vincere le difficoltà da cui non me ne ridonda niun bene, mi lasciai allora per qualche mesi strascicare da quella facilità, e da quel mio compagno di viaggio, nel vortice del gran mondo. Contribuí anche non poco ad infrangere la mia naturale rusticità e ritrosia la cortese e paterna amorevolezza verso di me del principe di Masserano, ambasciatore di Spagna, ottimo vecchio, appassionatissimo dei piemontesi, essendo il Piemonte la sua patria, benché il di lui padre si fosse già traspiantato in Ispagna. Ma dopo circa tre mesi, avvedendomi che in quelle veglie e cene e festini io mi ci seccava purtroppo, e niente imparavaci, scambiatami allora la parte, in vece di recitare da cavaliere nella veglia, mi elessi di far da cocchiere alla porta di essa, e incarrozzava e scarrozzava di qua e di là per tutto Londra il mio bel Ganimede compagno, a cui solo lasciava la gloria dei trionfi amorosi; e mi era ridotto a far sí bene e disinvoltamente il mio servizio di cocchiere, che anche di alcuni di quei combattimenti a timonate che usano tra i cocchieri inglesi all'uscire del Renelawgh, e dei teatri, ne uscii con un qualche onore, senza rottura di legno né danno dei cavalli. In tal guisa dunque terminai i miei divertimenti di quell'inverno, col cavalcare quattro o cinqu'ore ogni mattina, e stare a cassetta due o tre ore ogni sera a guidare, per qualunque tempo facesse.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406

   





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