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      Amante io ed amico, riamato da entrambi i soggetti, traboccava da ogni parte gli affetti, parlando dell'amata all'amico, e dell'amico all'amata; e gustava cosí dei piaceri vivissimi incomparabili, e fino a quel punto ignoti al mio cuore, benché tacitamente pur sempre me li fosse egli andato richiedendo, e additando come in confuso. Mille savi consigli mi dava continuamente quel degnissimo amico; e quello massimamente, di cui non perderò mai la memoria, si fu del farmi con destrezza ed efficacia arrossire della mia stupida oziosa vita, del non mai aprir un libro qualunque, dell'ignorar tante cose, e piú che altro i nostri, pur tanti e sí ottimi, italiani poeti ed i piú distinti (ancorché pochi) prosatori e filosofi. Tra questi, l'immortal Niccolò Machiavelli, di cui null'altro sapeva io che il semplice nome, oscurato e trasfigurato da quei pregiudizi con cui nelle nostre educazioni ce lo definiscono senza mostrarcelo, e senza averlo i detrattori di esso né letto, né inteso se pur mai visto l'hanno. L'amico D'Acunha me ne regalò un esemplare, che ancora conservo, e che poi molto lessi, e alcun poco postillai, ma dopo molti e molti anni. Una stranissima cosa però (la quale io notai molto dopo, ma che allora vivamente sentii senza pure osservarla) si era, che io non mi sentiva mai ridestare in mente e nel cuore un certo desiderio di studi ed un certo impeto ed effervescenza d'idee creatrici, se non se in quei tempi in cui mi trovava il cuore fortemente occupato d'amore; il quale, ancorché mi distornasse da ogni mentale applicazione, ad un tempo stesso me ne invogliava; onde io non mi teneva mai tanto capace di riuscire in un qualche ramo di letteratura, che allorquando avendo un oggetto caro ed amato mi parea di potere a quello tributare anco i frutti del mio ingegno.


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Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
di Vittorio Alfieri
pagine 406

   





Niccolò Machiavelli D'Acunha